I ritratti della Collezione Verba sono caratterizzati dal fatto che non vengono inseriti in una comune cornice, ma racchiusi in una sorta di scrigno - i cui dettagli sono dotati ciascuno di una funzione specifica - che viene ad essere parte integrante dell'opera, e indivisibile da essa.
La tavola incamottata in lino su cui è realizzato il ritratto pittorico ha i bordi tagliati in modo che l'opera appaia non avere uno spessore, mentre galleggia nel vuoto perfettamente nero dell'interno dello scrigno, dove sono riportate in colore bianco brillante le tre parole chiave emerse dalla regressione, visibili solamente guardando lateralmente dietro la tavola dipinta.
Lo scrigno è stato recentemente aggiornato in una serie di dettagli che ne hanno variato il design e l'impatto visivo, tanto da giustificarne la definizione come nuova versione, la 3.0.
Questo continuo perfezionamento è un processo naturale durante lo sviluppo di ogni progetto, e quindi anche del progetto Verba, nel quale il ritratto viene ad assumere per ciascun soggetto una funzione che non ha precedenti paragonabili nella storia dell'Arte.
La funzione di essere un oggetto significante, dal valore di talismano, che una volta realizzato a partire da uno specifico processo di regressione, in seguito, quando viene osservato dal soggetto stesso, catalizza il recupero del contatto con la propria essenza profonda, che le distrazioni della quotidianità tendono a disturbare fino alla totale disconnessione.
Quella ripresa in video è la consegna del primo esemplare della versione 3.0, stadio ormai maturo di questo modello di ritratto, nel quale tutte le caratteristiche sono state portate alla loro più efficace definizione.
E che cominciano ad essere comprese nel loro valore profondo da chi ne viene a conoscenza, come emerge con grande chiarezza dalle reazioni istintive e immediate di chi si vede consegnare l'opera ultimata.
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